Molti secoli or sono, nell’antica India, un grande maestro di spada di nome Nakula pose una domanda al re dei Kuru, sul suo letto di morte. Secondo Nakula, la migliore e la più importante di tutte le armi era certamente la spada: infatti in una battaglia, pur avendo perduto il cavallo, lo scudo e tutte le altre armi, un bravo spadaccino sarebbe stato sempre in grado di difendersi da ogni nemico, brandendo la fedele spada che restava sempre al suo fianco. Ciò che voleva conoscere il grande guerriero era però l’origine della spada, un’arma da lui ritenuta eccelsa. Il saggio re dei Kuru fu compiaciuto dalle osservazioni dello spadaccino, e iniziò a narrare la storia della prima arma mai creata: una magica spada divina di nome Asi.

All’inizio dei tempi, gli esseri divini chiamati Deva si recarono dal creatore dell’universo, il grande Brahma, per protestare contro le azioni malvage di un gruppo di demoni molto potenti e giganteschi, della stirpe degli Asura. Brahma celebrò allora un grande rito sacrificale alle pendici dell’Himalaya, bruciando insieme molti oggetti magici; a un tratto, la terra iniziò a tremare, e dalle fiamme sprigionatesi fuoriuscì un essere dall’aspetto incredibile: un gigante allampanato, con la pelle del colore del loto blu, i denti aguzzi e la forza di mille uomini. Allora, Brahma disse: “L’essere che ho creato si chiama Asi. Esso porterà la distruzione per i nemici degli déi, e restaurerà la legge del Dharma”.

A queste parole, l’essere di nome Asi si trasformò in una spada affilata, luminosa e avvolta dalle fiamme. Era la prima spada che fosse mai comparsa nel mondo, e in lei risiedeva l’essenza di tutte le armi esistenti: chiunque la brandisse, non sarebbe mai stato sconfitto da altre armi, poiché Asi era per definizione superiore ad esse. Brahma la donò a Shiva, chiedendogli di sconfiggere i malvagi demoni e riportare l’equilibrio della legge divina, chiamata Dharma. Seguì un terribile scontro, nel quale il Deva distrusse brutalmente i giganteschi demoni Asura, compiendo il volere divino. La spada magica passò poi a una lunga serie di altri proprietari, nel corso dei secoli, fino a giungere nientemeno che nelle mani dello stesso Nakula.
Secondo questa leggenda, tutte le altre spade troverebbero la propria essenza in una primordiale spada magica, la quale ha perciò il controllo su di esse. Molte altre spade magiche sono comparse nel corso della storia, in tutto il mondo, almeno stando alle leggende: una per tutte, quella di Excalibur, la mitica spada di Re Artù che incoronava il sovrano d’Inghilterra, e Durendal, la spada sacra del paladino Orlando, di provenienza divina. Oltre alle più famose, esistono però molte altre spade magiche divenute leggendarie per alcuni popoli, sterminatrici di demoni, le cui tracce si perdono nel buio dei secoli.

Una leggenda persiana narra che, un tempo, una malvagia strega ebbe un figlio demoniaco dalla forza incredibile; il demone dalle lunghe corna si chiamava Fulad-zereh, e la strega riuscì a imporgli un sigillo per rendere il suo corpo invulnerabile a qualsiasi arma. Nemmeno la magia della strega, però, poteva nulla contro quello di un’unica spada incantata: era chiamata “la spada di smeraldo” (shamshir e-zomorrodnegar), poiché smeraldi erano incastonati sulla sua elsa lucente, ed era stata forgiata da un fabbro leggendario, chiamato Kaveh. Il demone conosceva bene questa sua debolezza, e custodiva gelosamente la spada, non soltanto perché essa era l’unica arma capace di ucciderlo, ma anche perché il suo potere proteggeva il possessore da qualsiasi incantesimo.
Anche alla fine di questa storia, tuttavia, una divinità zoroastriana chiamata Milad riuscì a impadronirsi della spada e a sconfiggere il malvagio demone; la mitica spada di smeraldo aveva il potere di tagliare qualunque cosa, e una ferita inferta da essa non poteva essere guarita, se non con una speciale pozione, tra i cui ingredienti compariva anche il sangue del demone Fulad-zereh.

Sebbene la spada di smeraldo venga chiamata “Shamshir”, è improbabile che essa avesse la forma ricurva della scimitarra alla quale potremmo pensare; questo vocabolo designava infatti generalmente qualunque spada, e le forme più antiche per le spade persiane hanno lama diritta, spesso a doppio filo. Lo stesso può dirsi per Asi, la spada magica progenitrice di tutte le altre, che sarebbe potuta assomigliare ad una antica Khanda della tradizione indiana, diritta e ancora priva di un’elsa protettiva.
Altre spade magiche hanno avuto a che fare con l’eliminazione di pericolosi demoni giganteschi, soprattutto in estremo oriente: il Giappone racconta le storie di molti eroi famosi, che brandirono le loro lame contro la personificazione del male. Uno di essi, Minamoto no Yorimitsu (più conosciuto come Raikou), brandiva una Katana chiamata Doujigiri Yasutsuna, ritenuta ancora oggi una delle cinque migliori spade del Giappone, e un tesoro nazionale. Il suo creatore, il leggendario fabbro Yasutsuna, è ritenuto il primo ad aver creato una spada curva nel paese, al volgere dell’VIII secolo. Non solo, ma egli avrebbe anche elaborato la famosa tecnica della ripiegatura del metallo, che consentiva di migliorarne la qualità e di ottenere un ottimo acciaio a partire dal ferro grezzo.
Pare che, nell’anno 995, Minamoto no Raikou venne incaricato dall’Imperatore di sconfiggere un terribile demone che abitava il monte Oe, il quale rapiva fanciulle dai villaggi vicini per tenerle come schiave o mangiarle a suo piacere; il suo nome era Shuten-douji, e pare fosse ghiotto di sake. Raikou e i suoi quattro compagni, anch’essi divenuti famosi come “i quattro imperatori celesti”, offrirono preghiere a tre diverse divinità, recandosi ai rispettivi templi, e poi si misero in viaggio. Presto incontrarono nientemeno che le divinità stesse, in forma umana: esse diedero loro alcuni doni e utili consigli.

Fu così che gli uomini si nascosero sotto la falsa identità di yamabushi, monaci eremiti guerrieri che abitavano le montagne. In questo modo il gruppo raggiunse la tana del demone attraverso una galleria, e, celando il proprio vero scopo, riuscì a farsi ospitare per la notte dallo stesso Shuten-douji, il quale amava fare feste e banchetti a base di alcolici. Qui, Raikou offrì al re demone un sake speciale, donatogli da una delle divinità, il quale fece addormentare profondamente Shuten-douji: a quel punto i luogotenenti dell’eroe lo immobilizzarono, ed egli usò la sua spada per decapitare il terribile nemico. La katana di Minamoto no Yorimitsu passò di mano in mano nel corso dei secoli, servendo grandi famiglie di samurai, e oggi è conservata al Museo Nazionale di Tokyo, ancora intatta e affilata come quando sconfisse il re dei demoni.

Molto interessante!
shamshir e-zomorrodnegar mi rammenta la canzone “Emerald sword” dei Rhapsody (prima che siano “Rhapsody of Fire”).
La katana in foto è Doujigiri Ysustsuna nel museo nazionale di Tokyo?
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Anch’io avevo pensato a quella canzone 😄 la katana in foto in realtà è una Masamune, non avevo fotografie disponibili per l’originale doujigiri, ma ce n’è una a questo link:
https://orientalsouls.com/blog/traditional-crafts/the-dojigiri-yasutsuna-japans-greatest-sword/
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Ops, scusa per la confusione… Grazie per il link!
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Colpa mia che non ho specificato!
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