Spada monofilare a mano singola, dalla lama ricurva simile a una falce, ma priva di punta, la quale invece è di forma squadrata e molto ampia. La lama è affilata solo sulla parte concava, il che permette di imprimere una forza maggiore al taglio nel momento dell’impatto. L’impugnatura tradizionale presenta una guardia a disco speculare al pomolo, il quale termina invece con la forma di una piccola pagoda nei modelli più elaborati. Spesso può essere realizzata interamente in acciaio Wootz (damasco orientale), e viene usata principalmente per i sacrifici rituali in Nepal, ma versioni più ridotte sono diffuse come armi da combattimento.

Non è facile collocare la nascita della spada Kora in un periodo preciso, dal momento che i reperti conosciuti risalgono generalmente alla metà del XVIII secolo; sembra però che le origini di quest’arma risalgano a un’età ben più antica, forse addirittura al X secolo d.C. Usata come arma da alcune tribù nell’area del Nepal, in particolare da quella dei Gurkha, la Kora venne in seguito abbandonata a favore delle più utili armi da fuoco, mentre il famoso coltello Kukri – che condivide con essa una peculiare forma a falce della lama – fu mantenuto dai Gurkha come arma secondaria e utile strumento nelle foreste intricate della zona, venendo a rappresentare un attributo distintivo per questa nota tribù guerriera.

Alcune fonti in proposito giungono in occidente da Lord Egerton di Tatton, un aristocratico britannico che, sul finire dell’Ottocento, descrive come i Nepalesi usassero la Kora (definita come un coltello più grande rispetto al kukri) principalmente a scopo cerimoniale: i meglio addestrati al suo utilizzo sarebbero riusciti addirittura a tagliare in due una pecora intera con un singolo fendente.
Come si evince da questi racconti e dalla sua forma generale, la Kora è un’arma decisamente utilizzata per portare colpi di taglio precisi e potenti. La peculiare forma a falce dovrebbe avere due scopi in tal senso: innanzitutto, sposta in avanti il bilanciamento della lama, rendendo i colpi più potenti e l’allineamento del filo con il bersaglio, più semplice, in maniera simile a quanto accade con un’ascia; in secondo luogo, la forma a falce fa sì che, dopo il primo impatto, la lama compia naturalmente un percorso che la porta a sfregare con il bersaglio, in senso inverso rispetto alle lame curve tradizionali. In parole povere, si comporta un po’ come un uncino, che afferra e trascina ciò che colpisce, lacerandolo però grazie al filo tagliente.
La parte finale delle spade Kora è generalmente molto ampia e quadrilatera, sicché il fattore del peso sbilancia l’arma in avanti ancora di più rispetto a spade simili ma appuntite, come ad esempio la Falcata celtiberica o lo Yatagan ottomano. Questo, però, rende pressoché impossibile usare una Kora per assestare affondi; in combattimento, dunque, questa spada è relativamente limitata rispetto ad altre, potendo spaziare molto meno nelle tecniche di scherma. Risulta invece un ottimo strumento per tagliare arbusti, erba alta e simili tipologie di vegetazione, molto diffuse nel suo territorio d’origine, attraverso doveva farsi strada qualsiasi guerriero.