Khopesh (Kopesh)

Spada corta dalla peculiare forma uncinata, molto simile a quella di un’ascia, da cui si è probabilmente evoluta. I modelli più antichi di Khopesh sono in bronzo, ma ne esistono successive varianti in ferro. L’impugnatura, priva di guardia, è seguita da una sezione diritta e non affilata di circa 40 cm, che poi si piega in una curvatura affilata, la cui lunghezza può variare dai 15 ai 30 cm. Ottimizzata decisamente per il taglio, questa spada massimizzava la potenza d’impatto, ma era capace di portare anche tagli da sfregamento a distanza ravvicinata. La forma particolare della lama poteva essere usata per agganciarsi allo scudo nemico, proprio come un’ascia, o, in corpo a corpo, alle sue estremità. La punta è generalmente ampia e priva di filo, rendendo il Khopesh inutilizzabile per gli affondi.

Sebbene il Khopesh (o Kopesh) sia generalmente accostato alla civiltà egizia nell’immaginario comune, questa spada corta fu inventata già dai Sumeri nel corso del III millennio a.C., e solo in un secondo momento venne adottata dagli Egizi, in seguito a scambi commerciali e militari. L’introduzione del Khopesh in Egitto avvenne probabilmente nel secondo periodo intermedio (1790-1543), quando fu introdotto dagli invasori Hyksos, mentre la più antica testimonianza sumera di quest’arma è attribuita alla “Stele degli Avvoltoi“, un monumento che celebra la vittoria del re Eannatum di Lagash sulla rivale Umma: proprio il re, su questa stele, è raffigurato brandire quello che sembra un corto Khopesh a bordo di un carro da battaglia.

Re Eannatum di Lagash brandisce un Khopesh, sulla Stele degli Avvoltoi (circa 2500 a.C.)

La creazione del Khopesh potrebbe essere stata dettata dalla necessità di ottenere un’arma dall’elevata potenza d’impatto, come l’ascia da guerra, ma più maneggevole di quest’ultima, e ancora capace di portare tagli netti con una porzione più ampia della lama, anche a distanza ravvicinata. Una simile spada sarebbe stata utile sia su un carro di battaglia che nella fanteria, contro avversari armati di scudo, ma con armature, in sostanza, poco protettive, come erano la maggior parte di quelle usate nel mondo antico.

ascia epsilon in rame
Acia epsilon in rame.

In effetti, se analizziamo le asce da guerra utilizzate nell’area mediorientale (in particolare per gli Assiri), ritroviamo un modello chiamato “epsilon“, la cui lama ricorda molto l’omonima lettera dell’alfabeto greco antico (ε). Esistono modelli di ascia epsilon in rame e in bronzo di varie dimensioni, la cui lama era collegata a un’asta in legno su tre punti, creando un’arma dalla lama piuttosto ampia e massiccia, ma tutto sommato, leggera per le sue dimensioni, che avrebbe potuto anche essere afferrata dall’interno di una delle cavità, per accorciare l’impugnatura. Un’ascia, in sostanza, molto simile alla “berdica” medievale, con il suo design che ebbe grande successo per molti secoli.

Guardando un Khopesh egizio, notiamo subito che esso richiama da vicino la forma della lama dell’ascia epsilon, pur mancando di asta in legno e dei conseguenti punti di contatto con essa. Si tratta, quindi, di una versione molto più leggera e maneggevole di questa particolare scure da guerra, che diviene una spada in tutto e per tutto: non a caso, alcuni storici hanno definito l’ascia epsilon come “il Khopesh dei poveri“, in riferimento ad un suo possibile uso nella fanteria da parte di truppe che non potevano permettersi una spada Khopesh, in effetti piuttosto costosa e divenuta un attributo nobiliare.

In seguito ad una distensione politica tra Egizi e Sumeri, con conseguenti scambi commerciali e l’impiego di truppe mercenarie sumere, il Khopesh venne adottato anche in Egitto, divenendo presto un’arma molto apprezzata e anche uno status symbol di rango elevato, addirittura fino al Faraone: esemplari di queste spade sono stati infatti ritrovati nei sarcofagi di Ramses II e di Tutankhamon. A riprova del significato simbolico del Khopesh, alcuni reperti rinvenuti sono particolarmente sontuosi e non mostrano la presenza di alcun filo tagliente sulla lama, segno di una loro probabile destinazione d’uso come orpelli estetici, o forse oggetti rituali; qualcuno suggerisce che questi particolari Khopesh fossero da intendersi come armi contundenti, ma non vi sono prove a sostegno di questa tesi e, in ogni caso, un simile utilizzo del Khopesh senza filo sarebbe sub-ottimale anche rispetto a semplici clave o bastoni ferrati, e quindi andrebbe ancora una volta inteso come un mero vezzo estetico, o un fattore simbolico del rango del possessore.

khopesh ornamentale in bronzo e oro

Per quanto riguarda l’utilizzo vero e proprio dei modelli affilati, è verosimile pensare che fosse similare a quello delle scuri da guerra: a bordo dei carri o di cavalcature, il Kopesh avrebbe portato fendenti e montanti di grande impatto sui bersagli più in basso; nella fanteria, invece, esso poteva servire per agganciarsi agli scudi nemici e aprire così la guardia avversaria, con uno strattone, o semplicemente per colpire con efficacia al di là della protezione. Verosimile altresì che la particolare forma a uncino potesse essere usata per tecniche miste nella lotta ravvicinata, ad esempio per bloccare articolazioni, fare sgambetti o anche afferrando la parte non affilata con due mani, per imprimere più forza ai colpi. Non esistono tuttavia testimonianze di queste tecniche, che sono da ritenersi semplici speculazioni.

Ma per quale motivo creare un’arma tanto simile alle scuri da guerra, se già esistevano varietà di queste ultime del tutto funzionali, e per giunta più economiche? Abbiamo già detto come il Khopesh differisse dall’ascia epsilon sotto alcuni aspetti decisivi: era nel complesso più leggero e, soprattutto, meglio bilanciato verso il centro, oltre ad offrire una porzione di lama maggiore di un’ascia, a parità di dimensioni. Si tratta di una serie di fattori per i quali le spade sono generalmente ritenute “migliori” delle asce in corpo a corpo, e che abbiamo riassunto in gran parte in un articolo sulle differenze tra spada, ascia e mazza da guerra.

Paragonato, invece, ad altre spade con una più semplice lama ricurva, il Kopesh presenta altri vantaggi e svantaggi. Il bilanciamento, innanzitutto, è spinto decisamente più in avanti rispetto a corte Sciabole o Scimitarre delle stesse dimensioni: questo lo rende, in sostanza, meno agile, benché più incisivo nei colpi portati dall’alto verso il basso. Le spade curve, inoltre, non consentono di agganciare lo scudo avversario, benché possano portare affondi attorno ad esso, aggirandolo; infine, il Khopesh trova il suo centro di percussione nella parte finale della lama (proprio in prossimità della punta, che non a caso è spesso allargata e appesantita), laddove le spade curve, solitamente, sono meno efficaci nel colpire. In compenso, le spade con una curvatura più classica possono essere usate con agilità molto maggiore, sono più adatte a colpire anche con tecniche dal basso verso l’alto o parallele al terreno e, fattore decisivo, tendono ad essere molto più semplici da trasportare rispetto ad un Kopesh.

Questi fattori rispondono anche a un’altra classica domanda, ovvero come mai la forma peculiare del Kopesh non sia stata più riproposta in spade successive di altre popolazioni, orientali od occidentali che fossero. Ciò non significa certo che un’arma tanto celebrata dagli Egizi sia semplicemente scomparsa nel nulla, tutt’altro: è probabile che il Kopesh abbia dato origine ad altre spade che, nell’Evo Antico, si sono mantenute in uso per diversi secoli. Da una parte, nell’Africa centrale, esso potrebbe aver generato spade come il Ngulu” cerimoniale dei Bantu, nel bacino del Congo, che gli rassomiglia nella sua forma uncinata. Non abbiamo però prove di questa continuità, poiché le armi e le culture dell'”Africa nera” sono note agli occidentali solamente a partire dal XIX secolo. Esistono comunque molte altre spade africane ricurve, come ad esempio il Guradé, che ricordano vagamente la forma di un Kopesh.

spada ngulu popolazioni bantu congo la spada perfetta
Ngulu cerimoniale della tribù Bantu (bacino del Congo)

Verso nord-est, invece, il Khopesh potrebbe essersi evoluto direttamente in una particolare spada ellenica, che ne conserva quanto meno il nome: parliamo ovviamente del Kopis. Benché sia possibile che soltanto il vocabolo usato per indicare la spada curva si sia conservato, con cambiamenti minimi, dobbiamo rilevare che il Kopis greco si presentava spesso in varianti dalla particolare lama a forma di falce, non troppo dissimile al Khopesh egizio per quanto riguarda il suo possibile utilizzo in combattimento. Questa associazione risulta tanto più significativa, se pensiamo a come le spade elleniche siano state cruciali per dare origine alla Falcata celtiberica e, probabilmente, a spade come lo Yataghan in medioriente, usato fino all’età moderna nell’Impero Ottomano.

Ma perché la forma esatta del Khopesh, vale a dire quella prettamente ad uncino, non è più stata riproposta nella tarda antichità, né, tanto meno, nel periodo medievale? Ancora una volta, dobbiamo limitarci a supposizioni, che partono dai materiali impiegati. Il Khopesh era una spada corta, come molte di quelle antiche, soprattutto perché il bronzo (e talvolta il rame) non consentivano di creare lame troppo lunghe senza che si deformassero drammaticamente sotto la forza meccanica dei colpi. Questo era anche un possibile motivo per cui la parte iniziale della lama del Khopesh non presentava un filo, ovvero per renderla più resistente. Con l’impiego del ferro e dell’acciaio, tuttavia, questo fattore era sempre meno problematico, tanto da consentire la creazione di lame sempre più lunghe. Questo non significava soltanto un maggiore allungo, ma anche una migliore forza di impatto, dovuta alle dimensioni dell’arma e alla durezza del filo.

L’acciaio è un materiale molto più duro e flessibile del bronzo, se temprato a dovere, ma è anche molto meno malleabile. Creare lame simili ad un Khopesh, ma in acciaio, diventa un procedimento lungo e complesso; qualcosa che un Faraone poteva permettersi, ma che non era certo alla portata di tutti. In sostanza, per ottimizzare i colpi di taglio, gli spadai medievali potevano creare Falcioni o Scimitarre, ma anche una semplicissima Spada d’Arme delle giuste dimensioni avrebbe probabilmente superato la potenza d’impatto di un Khopesh egizio, presentando inoltre una serie di vantaggi in mobilità, portabilità e potenziale di affondo.

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