Khanda

Spada a lama diritta piuttosto larga, solitamente a doppio filo. La lama tende ad allargarsi verso la punta, che è appena accennata, con un angolo estremamente ampio o, in alcuni casi, arrotondata. La guardia più caratteristica di questa spada è a coppa, completa di paramano; il codolo prosegue incurvandosi oltre la parte posteriore, così da permettere di usare la spada sia a mano singola che a due mani, senza troppa scomodità. Si tratta di un’arma ottimizzata per il taglio, che può portare affondi non molto incisivi solo contro nemici in armatura leggera.

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La spada Khanda trae le proprie origini dal sub-continente indiano, dove le prime armi simili risalirebbero all’età del bronzo. Da subito, quest’arma è stata caricata di un fortissimo significato simbolico per la religione induista: creata dal dio Brahma, secondo la leggenda, fu donata al figlio Shiva perché la usasse contro gli Asura, divinità demoniache. Passerà poi nelle mani delle divinità Vishnu e Indra.

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La dea Durga sconfigge il demone Mahishasura brandendo una Khanda – Bassorilievo dalla grotta di Varaha.

Non è ben chiaro se le prime spade conosciute con questo nome avessero tutti gli attributi dell’odierna Khanda; fatto sta che la forma nella quale si cristallizzerà e nella quale vedrà il periodo del suo massimo utilizzo, venne ideata dalla casta guerriera dei Rajput nel XII secolo d.C. Presso questo gruppo di combattenti, la spada Khanda divenne un vero e proprio simbolo, nonché un oggetto sacro dal grande valore cerimoniale, oltre che pratico. Venne poi adottata anche da altri gruppi guerrieri con lo stesso significato, primo tra tutti quello dei Sikh: il simbolo grafico del “Sikhismo”, anch’esso chiamato Khanda, vede campeggiare una di queste spade in mezzo a due Tulwar incrociati (spade ricurve simili a sciabole). Al centro del simbolo sta un cerchio, chiamato Chakar, a rappresentare un’arma da lancio caratteristica di questo gruppo religioso.

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Un piccolo Sikh sfoggia il simbolo Khanda sopra al suo turbante.

La spada Khanda alla quale facciamo riferimento in questa pagina è dunque un tipo standardizzato, benché tale nome sia spesso associato a spade sensibilmente diverse: esistono spade Khanda montate su un’elsa più semplice, identica a quella di un classico Tulwar, ed altre che hanno subito pesanti influssi occidentali, al punto che troviamo else caratteristiche della Khanda anche su lame direttamente importate dalla Germania. Ciò che rende davvero differente questa spada, tuttavia, è proprio la particolarissima forma della sua elsa, unita a quella della lama, che ne decretano un utilizzo molto diverso da qualsiasi altra. Abbiamo infatti spiegato come essa sia caratterizzata da un codolo più lungo del consueto, il quale non si ferma all’altezza del pomolo, ma prosegue, incurvandosi, per lo spazio sufficiente ad impugnarlo con la mano secondaria.

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Elsa tradizionale di una Khanda, sontuosamente decorata.

Alcuni sostengono che questa forma unica e bizzarra del codolo servisse ad agganciare braccia o gambe del nemico nel caso di una lotta in corpo a corpo, oppure a deviare spade e lance avversarie. Una simile possibilità non è da escludere, tuttavia è attestato l’utilizzo della Khanda anche a due mani nello stile di combattimento Gatka e in altri, sicché pare ovvio che fosse proprio questa la spiegazione principale per una forma tanto inusuale dell’elsa. Sembra invece improbabile che il motivo fosse un uso per attacchi a pugno armato, come una sorta di “pugnale”, in quanto la curvatura del codolo rende del tutto inefficace tale tecnica. Il codolo sottile e ricurvo è, insomma, un modo ingegnoso, alternativo a quello europeo di costruire spade che potessero essere usate anche a due mani, qualora uno scudo non fosse disponibile.

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Una Khanda esibita dal Maharaja Sher Singh.

La Khanda si configura dunque come un’arma estremamente versatile, in modo simile alla Spada Bastarda: l’utilizzo variabile a mano singola o a due mani ne fa una spada adatta sia alla cavalleria che al combattimento a piedi; nel primo caso, la lama ampia, ottimizzata per il taglio, è eccellente per menare colpi dall’alto. Ne viene in effetti descritta l’efficacia contro le truppe di cavalleria musulmane, la cui armatura era composta prevalentemente da cuoio e cotta di maglia: in questo, la Khanda ci ricorda un’altra arma similmente ottimizzata per il taglio e diffusasi nella stessa epoca della cotta di maglia ad anelli rivettati, cioè la Spada Vichinga.

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