Le 4 spade nella roccia: Leggende concrete

Uno dei miti che più affascinano qualunque appassionato di spade e del genere fantasy è senz’altro quello della famosa “Spada nella Roccia” del ciclo arturiano. Da esso sono stati tratti svariati film e cartoni animati, incentrati sulla figura di Re Artù con la sua magica spada Excalibur. Ma non molti sanno che l’epopea della spada nella roccia appartiene anche ad altre mitologie, e che si possono trovare, in giro per il mondo, riscontri molto concreti di queste storie, in apparenza, leggendarie. Avete capito bene: stiamo parlando di vere spade nella roccia!

escalibur dama del lago gloria ricci
Excalibur in una pitto-scultura di Gloria Ricci.

Partiamo però dalla leggenda più famosa. La spada che Artù estrasse da un masso (o, in alcune varianti, da una incudine), e che lo consacrava così come Re d’Inghilterra, secondo versioni più antiche della leggenda sarebbe una spada diversa da Excalibur. Quest’ultima, invece, venne donata ad Artù dalla Dama del Lago, alla quale poi ritornerà alla fine della storia, quando sarà lo stesso Re Artù ad ordinare al suo servo di gettarla in acqua. Una simile azione richiama da vicino l’usanza celtica di lasciare doni votivi alle divinità acquatiche, chiedendo in cambio una grazia di guarigione.

Significative affinità con questa leggenda si trovano nel culto tribale di una popolazione in apparenza lontana dal mondo britannico: i Sarmati (o Sauromati), originari di una regione al nord del Mar Nero, i quali veneravano l’immagine di una spada conficcata nel terreno e dipingevano draghi sui propri scudi. Alcune teorie fanno risalire proprio a questa popolazione la leggenda del ciclo arturiano: in effetti nel 175, l’Imperatore romano Marco Aurelio fece inviare cinquemila cavalieri Sarmati ai confini con la Britannia, al comando dell’ufficiale Lucio Artorio Casto. Sarebbe forse costui il personaggio all’origine della leggenda di Re Artù; esistono comunque molte altre teorie, ed è probabile che la verità stia nel mezzo, ovvero in una influenza reciproca di diverse culture, con le loro leggende che, nel corso dei secoli, avrebbero condizionato fortemente il mondo europeo.

 

mappa scizia sarmazia sarmati
I Sarmati o Sauromati erano stanziati a nord-ovest del “Ponto Eusino”, cioè del Mar Nero.

 

Basti pensare a un’altra spada leggendaria protagonista di una storia del tutto simile: si chiama Gramr, ed è la spada che il famoso eroe scandinavo Sigurd (Sigfrido in italiano), usò per uccidere il drago Fafnir, nella saga dei Nibelunghi. In realtà, essa era statasigrif sigurd sigrido gramr riforgiata per Sigurd a partire dai resti spezzati della spada del padre, Sigmund. Questa spada presenta forti analogie con il mito arturiano, perché, in origine, fu conficcata dal dio Odino nel ceppo di un albero, dal quale nessuno sarebbe stato in grado di estrarla. Senonché Sigmund ci riuscì e la usò per compiere grandi imprese, almeno fino a quando lo stesso Odino non lo affrontò di persona, spezzando la spada.

Gramr è solo una delle tante spade magiche che fanno la loro comparsa nelle leggende germaniche; il racconto della spada spezzata del padre, riforgiata dal figlio per essere riutilizzata un’ultima volta contro un terribile nemico, ci ricorda senz’altro qualcosa: la storia di Narsil, la spada di Aragorn che compare ne “Il Signore degli Anelli”! In effetti, J. R. R. Tolkien si è ispirato profondamente alla mitologia germanica nella creazione delle sue storie e soprattutto dei personaggi: Thorin, Fili, Kili e Gloin sono solo alcuni dei nomi estrapolati dall‘Edda poetica, e lo stesso personaggio di Gandalf sembra ricalcato addirittura su una delle incarnazioni del dio Odino!

Non abbiamo riscontri storici all’origine di questa leggenda, ma, tanto per restare in terra scandinava, possiamo citare non una, ma ben tre famosissime spade nella roccia, questa volta reali! Si tratta del monumento norvegese chiamato “Sverd i fjell” (letteralmente, “spade nella montagna”), che rappresenta, appunto, tre gigantesche spade vichinghe conficcate solidamente nella roccia di un’isoletta nel fiordo norvegese di Hafrsfjord. Il monumento, opera dello scultore Fritz Roed, commemora la battaglia che, nell’872, unificò la Norvegia sotto un solo regno. Il simbolismo è anche un richiamo alla pace duratura, con le spade dei tre sovrani saldamente conficcate nella roccia, dalla quale non dovranno mai essere estratte.

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Veduta mozzafiato del monumento “Sverd i Fjell” in Norvegia.

 

Un significato molto simile doveva avere anche un’altra spada nella roccia, sempre reale, che stavolta troviamo proprio in Italia: è la spada di San Galgano, conservata nell’omonima abbazia nei pressi di Chiusdino, in Toscana. Galgano fu un cavaliere toscano del XII secolo, che condusse una vita violenta e dissoluta fino a quando, guidato da un’apparizione dell’arcangelo Michele, fu condotto all’eremo di Montesiepi. Qui ebbe una visione, nella quale i dodici apostoli, Gesù e Maria lo esortarono a condurre lassù una vita eremitica. Non riuscendo a costruire una croce in legno sulla quale pregare (alcune versioni dicono perché ostacolato dal demonio), Galgano conficcò la sua spada a terra, dove si trova tuttora, al centro della Rotonda di Montesiepi. In seguito, tre monaci invidiosi tentarono di estrarla, invano, e furono puniti dalla collera divina.

 

San Galgano Spada nella Roccia
La spada nella roccia di San Galgano, nell’eremo di Montesiepi.

 

Un alone di mistero circonda invece la spada nella roccia di Rocamadour, un paesino francese nell’Occitania che si trova sul cammino di Santiago. La spada è conficcata nella roccia tra due edifici, questa volta in orizzontale, con una catena che collega il pomolo alla parete rocciosa. Secondo la leggenda più accreditata dal folklore locale, si tratterebbe nientemeno che della mitica Durlindana (Durendal in originale), la spada del paladino Orlando che appare in numerose opere medievali del ciclo carolingio. Secondo questa versione dei fatti Orlando, prima di morire nella battaglia di Roncisvalle, tentò inutilmente di distruggere la magica spada sacra. Non riuscendo nell’impresa, invocò l’aiuto di San Michele Arcangelo, il quale gli diede la forza di scagliarla lontano, in un lancio così poderoso che Durlindana finì per conficcarsi proprio nella roccia di Rocamadour. Troviamo così un’altra analogia con la spada di San Galgano, anch’essa collegata direttamente al culto dell’arcangelo Michele: questa figura fu molto venerata dalla classe dei cavalieri già a partire dall’alto medioevo, e il suo culto ebbe connotazioni quasi pagane sotto il regno dei Longobardi. Anche i Canossa, originari di Lucca, dedicarono sempre particolare attenzione all’arcangelo.

 

spada nella roccia rocamadour durendal durlindana orlando
La spada nella roccia di Rocamadour.

 

Abbiamo quindi visto come il folklore, la religione e la letteratura si siano nel tempo combinate agli eventi storici, confluendo tutte ad alimentare la leggenda delle mitiche spade nella roccia. La vera origine delle spade di cui abbiamo parlato è forse destinata a restare avvolta nel mistero, ma di una cosa possiamo stare certi: tra cento o forse mille anni, il loro ricordo non sarà perduto, e le loro leggende si saranno tutte arricchite di nuovi, strabilianti particolari!

6 pensieri riguardo “Le 4 spade nella roccia: Leggende concrete

  1. Non sapevo della parte dei sarmati, interessante!

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  2. davvero molto ben fatto e anche ben scritto. Grazie per questa precisione

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