La questione delle spade a filo singolo viene spesso toccata nei nostri articoli e nella ricerca oplologica in generale, perciò merita decisamente un approfondimento, a maggior ragione se ci proponiamo di ricercare la spada perfetta. Nello specifico, la domanda che spesso viene posta a riguardo è una: quali sono migliori, le spade con lama a filo singolo o quelle a doppio filo?
Chi ha letto il nostro articolo di apertura su La Spada Perfetta, sa che la domanda soprastante ha poco significato di per sé, o quantomeno è mal posta. Non possiamo infatti dire se una spada sia migliore di un’altra in generale, basandoci soltanto sulle loro caratteristiche fisiche. Abbiamo bisogno, necessariamente, di un contesto nel quale porre l’uso della spada in questione; solo allora potremo avere un’idea – anche se molto generale e mai definitiva – su quale spada sia “perfetta” per una determinata situazione.
Ciò detto, va da sé che non possiamo domandarci se, in generale, una lama a doppio filo sia migliore di una a filo singolo; dovremmo invece chiederci quali sono le differenze tra i due tipi di lama, in quali contesti una funzioni meglio dell’altra e per quale motivo. Questioni che hanno molto più significato, e sulle quali esistono opinioni contrastanti tra gli studiosi di oplologia (cioè la scienza che studia le armi e le armature storiche).
Iniziamo col dire che, in media, una lama a filo singolo ha l’indubbio vantaggio di richiedere molto meno tempo, abilità e denaro di una a doppio filo per essere forgiata. Infatti è piuttosto facile per qualunque spadaio costruire una lama su un pezzo di ferro, ma le cose si complicano molto quando le lame devono essere due e speculari, in modo da non distorcere la geometria dell’arma. Oltre a questo, va detto che alcuni tipi di lavorazione richiedono l’uso di un metallo a maggior tenore di carbonio per il filo della lama rispetto a quello del “forte” (cioè la parte centrale, non affilata). È il caso, ad esempio, della Spada Vichinga o della Katana. Risulta quindi ancora più costoso e complicato forgiare una doppia lama rispetto a una singola.

Tenendo presente questo, dobbiamo domandarci il motivo per cui, evidentemente, tanti guerrieri ricchi e potenti preferissero spade a doppio filo. Passiamo quindi ad analizzarne l’utilizzo. Di norma, in quasi tutti gli stili di combattimento, la parte della spada che viene usata è quella anteriore, denominata “vero filo” o “filo lungo”, mentre la parte posteriore, cioè il “falso filo” o “filo corto”, è relegata a poche tecniche. Spieghiamo meglio questa classificazione: indipendentemente da come il guerriero stia tenendo la spada, il “vero filo” è quello rivolto contro l’avversario, mentre il “falso filo” è la parte posteriore dell’arma, rivolta cioè contro chi la brandisce. Non è un caso che le due lame abbiano assunto, nella scherma, nomi diversi che rimandano ad una utilità primaria e una secondaria. Come dicevamo, sono infatti poche le tecniche che sfruttano veramente la lama posteriore della spada; tuttavia si tratta di tecniche piuttosto utili, che modificano sensibilmente il suo utilizzo. Ad esempio, per effettuare un contrattacco dopo una parata, o un secondo attacco dopo che il primo è andato a vuoto, con una Spada a Due Mani basta eseguire un movimento breve e naturale, che riporta automaticamente il guerriero in posizione di guardia. Con una Katana, invece, un colpo del genere non è possibile: bisogna necessariamente modificare la propria guardia, far ruotare l’arma per allineare la lama al bersaglio ed eseguire un nuovo attacco. Questo non rende meno valide le tecniche di Kendo, usate magistralmente dai micidiali guerrieri Samurai; tuttavia, rappresenta pur sempre uno svantaggio.
Esistono anche alcune tecniche particolari nella scherma tedesca del maestro Liechtenauer che prevedono l’uso del falso filo per portare colpi a sorpresa, rapidi contrattacchi o per anticipare l’avversario. Potete vederne alcune in questo magnifico video sul canale youtube di Bjorn Ruther.
Un altro vantaggio che potrebbe avere la spada a doppio filo è quello di conservare una delle due lame sempre affilata, in modo da poter semplicemente voltare l’arma qualora la lama principale perdesse il filo o venisse danneggiata, e avere così già pronta una lama in migliori condizioni. Non abbiamo prove che ciò venisse fatto di proposito, ma questo rappresenta senz’altro un punto a favore per la doppia lama sul campo di battaglia o in lunghe campagne militari, quando non si aveva sempre il tempo per riparare adeguatamente le armi danneggiate.
Tutti i punti sopra riportati vanno a favore delle lame a doppio filo, ma anche il filo singolo, da parte sua, presenta dei vantaggi in alcune abilità specifiche dell’arma. In primo luogo, sappiamo bene che maggiore è lo spessore dell’acciaio e più difficilmente questo è portato a rompersi (sempre a parità di tipo di acciaio e trattamento termico). Perciò, una lama che presenta soltanto un lato affilato, potrà contare su una resistenza maggiore sulla “spina”, cioè nella parte posteriore del forte, non affilata e quindi più spessa. Ciò si traduce, naturalmente, in una minore casistica di rottura della spada; tuttavia lo spessore rimane un elemento secondario rispetto a dati come la percentuale di carbonio nell’acciaio e la lavorazione effettuata.
Un secondo, possibile vantaggio delle lame a filo singolo, è anche un argomento piuttosto controverso: secondo alcuni esperti, queste sarebbero migliori nel taglio rispetto alle altre. Non possiamo essere certi di questo dato in assoluto, ma analizzando le varie spade con una sola lama, notiamo che, in effetti, sono tutte ottimizzate per il taglio, dedicando invece poca o nessuna attenzione all’aspetto dell’affondo. Pensiamo solo alla Sciabola, alla Katana o al Falcione: tutte spade che possono, sì, effettuare tecniche di affondo, ma non altrettanto bene come quelle a doppio filo, che di norma vengono costruite con una punta più accentuata. In effetti, il doppio filo ha anche il merito di aiutare la penetrazione, dal momento che una lama sul secondo lato offre molta meno resistenza / attrito contro la carne rispetto a una più grossa e, magari, squadrata. Ma, secondo alcuni, l’ottimizzazione per il taglio del filo singolo deriva proprio da regole della fisica più favorevoli: dal momento che la “spina” della lama può essere più grossa in questo tipo di spade, l’angolo che si ottiene in sezione (quindi osservando, ipoteticamente, l’interno della lama), ha la possibilità di essere più acuto rispetto a quelle a doppio filo, risultando, in definitiva, in una lama più tagliente. Questo punto, però, è alquanto controverso: tutte le lame di solito tendono ad avere una sezione che le renda abbastanza resistenti, mentre il concetto esposto sopra, portato agli estremi, andrebbe a creare un filo piuttosto fragile e dunque si evitava di applicarlo in toto nel costruire una spada.

Vale qui la pena di soffermarsi un momento sulla Spada Vichinga. Questo tipo di arma sembra costituire una eccezione rispetto a molto di ciò che abbiamo detto: si tratta di una spada dalla lama diritta e a doppio filo, eppure sappiamo che – in media – ha un potenziale di taglio eccellente, di norma superiore a una Spada d’Arme e senz’altro paragonabile a quello di un Falcione. Di contro, questa spada non è certo stata progettata per trafiggere gli avversari in armatura, benché presenti una punta sufficiente a trapassare parti del corpo più esposte. Il segreto della Spada Vichinga risiede nella sua sezione: la lama, generalmente molto spessa, presenta sempre degli sgusci accentuati, cioè delle zone concave, che la assottigliano nella parte centrale, per poi tornare ad allargarsi subito prima del filo (guardate l’ultimo tipo di sezione trasversale nella figura qui sopra, per farvi un’idea). Lo sguscio serve in parte ad alleggerire la lama, che altrimenti risulterebbe troppo pesante; ma conferisce ad essa anche un altro vantaggio: le permette di essere più spessa, dove serve, ed applicare così il ragionamento che abbiamo ipotizzato sopra, per le spade monofilari. In pratica, potremmo dire che una Spada Vichinga corrisponda pressappoco all’unione di due Katana con le lame contrapposte.

Ma allora, in definitiva, esiste una risposta alla nostra domanda, cioè quale sia il tipo di lama migliore tra una a filo singolo e una a doppio filo? La conclusione più generale che possiamo trarre è che la risposta cambi di volta in volta, a seconda dello scopo al quale la spada è destinata. Se abbiamo bisogno di un’arma robusta, che tagli bene e sia poco dispendiosa in termini di tempo, denaro e attenzione, il filo singolo è quello che fa per noi. Se, invece, la nostra spada ci serve solo per il combattimento e il costo non è un problema, allora, generalmente, sarà meglio orientarsi sulla scelta di una spada a doppio filo… sempre a patto di dedicarvi una particolare cura nella manutenzione giornaliera.
Bellissimo articolo possono mandarvi foto di lame vichinghe da stoccolma
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Volentieri, grazie!
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