Eccoci ad un nuovo appuntamento con la rubrica del Mastro Spadaio, in cui approfondiamo particolarità tecniche legate alle spade: la loro forma, sagomatura e caratteristiche più microscopiche, tutte in rapporto alla particolare funzionalità di ogni singola arma. In questo episodio affronteremo una tematica molto comune: avrete certo notato che alcuni tipi di lame sono diritte, mentre altre hanno una curvatura più o meno accentuata. Vi siete mai chiesti il motivo? Si tratta di una semplice questione di moda, a seconda dell’epoca o del paese di provenienza, oppure c’è dietro qualcosa di più pragmatico?

Naturalmente la moda è un fattore importante, quando si parla di spade: dopotutto la spada è da sempre un’arma secondaria, uno status symbol di chi la porta, a prescindere dalla cultura in esame. Dunque è normale che, in molti casi, la bellezza venisse prima della vera utilità, o quantomeno che le due cose si equivalessero. Esistono addirittura spade di rappresentanza, o da parata, che non erano state costruite per essere usate davvero, ma soltanto per essere sfoggiate in rare occasioni mondane. Tuttavia, quando parliamo di armi veramente impiegate in battaglia o in duello, la funzionalità assume un’importanza cruciale. Ecco perché non è scontata la risposta alla domanda: funziona meglio una spada dritta o una ricurva? Ancora una volta, la soluzione non può prescindere dal contesto; dobbiamo cioè chiederci piuttosto in che modo era usata un’arma rispetto a un’altra e dunque per che scopo la prima possa essere più adatta della seconda.
Uno dei più famosi luoghi comuni sulle spade ricurve, proprio come per quelle a filo singolo di cui abbiamo parlato in un articolo precedente, è che siano più efficaci nel taglio rispetto a quelle diritte. In effetti, se osserviamo la maggior parte delle spade ricurve nel mondo, notiamo che hanno soltanto un lato tagliente, perciò verrebbe logico pensare che le due cose vadano di pari passo. In realtà alcune armi famose, come la Sciabola degli Ussari Alati di Polonia o come diversi tipi di Messer o Falcioni rinascimentali, se osservate da vicino presentano un “falso filo”, cioè una seconda parte affilata sul retro della lama, lungo solo qualche centimetro dalla punta. Questo falso filo è molto utile per eseguire alcune tecniche di taglio riverso, come anche per facilitare l’affondo, nei casi in cui si riesca a portarlo.

Non c’è dubbio che una lama ricurva renda istintivo a chi la usa portare tecniche di taglio, piuttosto che cercare di infilzare l’avversario: è semplicemente più facile, ma non è detto che sia l’unica possibilità. In effetti, moltissime di queste armi presentano una curvatura poco accentuata e il motivo potrebbe essere proprio quello di poter allineare la punta della spada con il manico, in modo da rendere gli affondi altrettanto efficaci che con lame diritte. Questo è il caso di alcuni tipi di Sciabola contemporanei, nonché di armi come lo Yatagan turco o il Dao cinese e della maggior parte delle Katana giapponesi; tali spade possono portare affondi potenti quanto altre a lama diritta proprio per questo motivo, mentre ciò è impossibile con uno Shamshir persiano o con un Tulwar indiano, spade dalla curvatura estremamente accentuata. Tentare un affondo diretto con una di queste armi porterebbe piuttosto a farla slittare sul bersaglio, riducendo molto la penetrazione e trasformando l’attacco in un profondo taglio da sfregamento – tecnica fortemente sconsigliata se il nemico ha un’armatura di qualche genere.
Questa osservazione ci dice molto sulla natura delle spade ricurve; non è un caso che la maggior parte di tali strumenti siano nati in un contesto antico nel quale la cavalleria era il perno centrale dell’esercito e dunque ogni arma doveva essere ottimizzata per l’uso in sella a un destriero. Immaginate un cavaliere in carica, che ha già perso la lancia e quindi deve usare la sua spada: se il bersaglio è appiedato, la tecnica più facile è quella di portare un attacco mulinando l’arma e colpendo l’avversario dall’alto verso il basso, oppure in senso opposto, con una mezza rotazione del braccio. L’altezza e l’impeto della carica conferiscono una grande forza al colpo, ma tante cose possono andare storte: l’evenienza più preoccupante è che, pur colpendo il nemico, la nostra arma si incastri dentro di lui lasciando il cavaliere disarmato o, peggio, disarcionandolo!
Ecco che entra in gioco la lama ricurva, che scorre sul bersaglio senza mai incastrarsi, anche nell’impeto della carica. Ciò non vuol dire che i cavalieri non usassero spade diritte, anzi, dalla Spatha romana fino alla Spada Bastarda tardo-medievale, in occidente questa seconda forma è stata sempre la prediletta, anche a cavallo. I fattori che influenzarono tali scelte sono sia culturali che pratici e in definitiva l’addestramento di un cavaliere era il vero elemento discriminante. Ma le spade ricurve sono state usate anche da guerrieri appiedati, come la Katana per i Samurai o la Sciabola per gli ufficiali di fanteria in epoca moderna. Come mai?
È dunque possibile che una spada ricurva abbia caratteristiche migliori di una diritta, magari proprio nel taglio? Ci sono diversi motivi per cui, in effetti, la risposta è sì. Prima di tutto quello che abbiamo già accennato, ovvero il fatto di essere estratta più facilmente dal bersaglio dopo il primo colpo. In secondo luogo per un motivo strettamente legato alla fisica: quando una lama curva impatta contro una superficie, la porzione di lama a contatto con il bersaglio è molto inferiore rispetto a quella che avrebbe una lama dritta, quindi la forza applicata su quel punto specifico è maggiore. Funziona un po’ come per le flange su una mazza ferrata o le punte su un martello da guerra: queste non servono per tagliare o perforare, bensì per sferrare colpi con una grande potenza.

Infine, c’è da considerare che la spada non è una mazza da baseball, con la quale colpire semplicemente un bersaglio, ma esistono molte tecniche di taglio e per lo più si basano su movimenti continuati, che portano la lama a “sfregare” contro il tatami da allenamento (o il povero malcapitato), un po’ come quando tagliamo una bistecca. Insomma, per tagliare bene la tecnica deve essere fluida e il movimento va continuato in qualche modo dopo l’impatto iniziale. Una lama curva, a differenza di una diritta, è naturalmente più portata a compiere questa sorta di sfregamento, anche se la tecnica di chi sferra il colpo non è perfetta.
Tutte queste considerazioni ci portano a concludere che sì, in effetti una spada a lama ricurva tende a tagliare meglio – o con maggiore facilità – rispetto a una diritta; questo però non vuol dire che si tratti di un’arma superiore, ma al contrario, semplicemente che tali armi sono sbilanciate verso un solo aspetto, trascurandone tanti altri. Ad esempio, una Sciabola è perfettamente inutile contro un’armatura a piastre, mentre una Spada a Due Mani può essere almeno usata per cercare di portare un affondo mirato. Inoltre le spade ricurve tendono ad avere, per loro stessa natura, un allungo inferiore rispetto alla maggior parte di quelle diritte, e come sappiamo l’allungo è essenziale nel combattimento appiedato.

In conclusione, come sempre, rileviamo che ciascuna delle due tipologie ha i suoi pregi e i suoi svantaggi, i quali possono tuttavia essere superati, almeno in parte, dalla bravura di chi le usa. La capacità di un combattente è sempre il vero e unico elemento di discrimine in un combattimento. Certo, per uno scontro di fanteria o per un duello, il Rapier tende ad essere migliore di una Katana, ma ciò non vuol dire che un Samurai non avrebbe potuto vincere un duello contro un moschettiere, né che un cavaliere pesante medievale fosse meno efficiente di un Ussaro! Anche armati di un coltello da burro, potreste sempre sconfiggere un nemico che brandisce uno Spadone, con una buona dose di abilità, audacia e… tanta fortuna!
Adoro le spade curve, è più un fattore estetico che altro, visto che non tiro di spada (tranne con la mia spada dritta di lattice quando giocavo ai LARP). Mi ricordo le mie vecchi partite di “Diablo”: volevo sempre un Falchion che aveva la lama curva, lo trovavo fichissimo!
Ma sbaglio o anche le vecchie spade celtiche (epoca pre-romana) avevano la lama curva e nessuna guardia?
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Non sbagli, un tipo di spada celto-iberica molto diffusa, la “Falcata”, riprendeva probabilmente il più antico Kopis greco; anche molte popolazioni dell’epoca usavano la cavalleria o quanto meno dei carri, sui quali la Falcata era micidiale! Anche lo Yatagan turco di epoca ottomana pare sia derivato sempre dal Kopis… le spade ricurve hanno una lunga storia!
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Se e’ per questo anche il kukrj nepalese alla fine e’ l’ultimo nato della falcata iberica .sono armi che previlegiano i colpi di taglio che sono i piu’ potenti ed istintivi diversamente dai colpi di stocco che raggiungono la loro max espressione nella scherma del fioretto. Corregetemi se sbaglio
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Perché usa il termine Rapier e non Striscia, in italiano, visto che esiste?
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Buongiorno, grazie del consiglio; ai fini del sito ho trovato più caratterizzante il termine inglese che richiama quello francese, ma in vari articoli ho usato di volta in volta il corrispondente italiano. Ho in programma comunque un ampliamento nella pagina dell’arma, dove parlerò anche della terminologia
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